Spero non capiti solo a me di avere una mente dissociata, che mi fa fare confusione tra i termini che uso e quel che voglio dire… forse è dislessia, o forse i miei neuroni che si prendono qualche momento di sciopero. Fatto sta che spesso parlo di Logo e intendo Marchio pur conoscendone bene la differenza! Così mi trovo qui a scrivere le mie idee su cosa tenere ben in mente quando devo progettare un Logotipo (almeno non facciamo torti a nessuno), in modo da non ricadere negli stessi errori.
Progettiamo il Logo/Marchio o almeno ci proviamo
Capita a volte che un cliente che per la prima volta decide di dare forma al proprio nome aziendale dia per scontato molti concetti che tanto scontati non sono. Ti chiedono “Quanto costa un ‘loghetto’? Ma una cosa semplice eh!” senza sapere che il difficile qui sta proprio in quella parolina: SEMPLICE.
Spesso poi capita di far confusione poiché, viene richiesto di progettare un logo intendendo un marchio. Per esser chiari, il Logo è la scritta che rappresenta il prodotto, il servizio o il produttore e diventa Logotipo nel momento in cui ha associato anche il Marchio ovvero il disegno grafico con carattere simbolico.
Non facciamo una buona carbonara
Non sono uno chef e non ho la presunzione di dare la ricetta perfetta per progettare un buon Logotipo, soprattutto con la quantità di informazioni e nozioni che si possono trovare in internet e sui libri di riferimento. Posso parlare solo per la mia piccola esperienza, soprattutto sulla base dei tanti errori fatti. Quindi posso riassumere quelli che sono i concetti e i punti su cui è meglio focalizzarsi appena iniziamo a progettare un logo.
- Inspirazione dai marchi esistenti
Se attendiamo il “colpo di genio” rischiamo di sprecare molto tempo, il mio approccio è invece quello di analizzare i competitor esistenti, cercando di capire quali concetti possono essere meglio rappresentati o distintivi per riassumere le caratteristiche del prodotto o servizio del cliente.
Se poi cerchiamo esempi pratici, esistono molti siti di raccolta di marchi esistenti, quali: Brands of the world, Logo of the day, Logomoose ecc. - Iscrizione in una forma semplice
Sempre parlando di un marchio iconografico, cerco sempre di farlo stare all’interno di una forma regolare quale più essere un cerchio o un quadrato in modo da non avere orientamenti imprevisti che vincolino la fruibilità in diverse situazioni. - Scalabilità e leggibilità
Partendo dal presupposto che non è contemplata la progettazione di un logo che non sia quella vettoriale (ovvero realizzato con software idonei come Adobe Illustrator o Corel Draw e salvato in formato pdf o eps), occorre sempre verificare che in dimensioni piccole il testo e il segno grafico siano sempre leggibili anche da persone con problemi di vista. Dobbiamo inoltre tener presente che il logo potrà essere usato su un bigliettino da visita come su un cartellone pubblicitario, senza che si modifichi in visibilità.
Il logo deve essere leggibile anche nella sua versione in positivo e in negativo (bianco su nero e nero su bianco) proprio perché deve poter essere stampato su qualsiasi supporto, considerando sempre anche i costi di stampa nella sua versione a colori. Più colori utilizzerai in fase di progettazione e tanto più potrà costare utilizzare il logo su diversi formati da stampa. - Coerenza VS banalità
Un Logo deve essere sicuramente coerente con l’immagine aziendale che deve rappresentare. La scelta dei colori, la font utilizzata, l’uso di forme o figure complesse o semplici devono essere in armonia con i concetti chiave che si vuole esprimere.
L’uso di colori vivaci o di un personaggio disegnato può essere indicato nei prodotti per bambini, per quanto riguarda invece aziende automobilistiche si possono esprimere concetti di eleganza o di potenza tramite l’uso di scritte e forme più essenziali.
Il concetto davvero importante però è non semplificare il lavoro cercando di andare ai concetti più lineari, non sempre “semplice è meglio” se diventa banale. Un marchio automobilistico non si rappresenta con una macchina, un marchio di moda non deve per forza avere un abito nel proprio marchio e così via.
- Non dimenticare l’odore della carta
Un approccio direttamente digitale al progetto elimina tutta quella fase di bozze e scarabocchi su carta che possono permettere di dare forma a tante idee diverse in un tempo più rapido. Lavorando su degli schizzi a mano si più dar forma a tante idee, che una volta assimilate possono essere riassunte nella o nelle proposte da presentare al cliente, digitalizzandole su pc in vettoriale. - La giusta selezione
Quando si è agli inizi, si tende ad essere molto critici verso il proprio operato (io lo sono ancora adesso) e di conseguenza si tende a non considerare sufficiente il quantitativo di proposte da fare al cliente. Presentare un quantitativo eccessivo di proposte però può dar forma a maggiori dubbi invece di certezze. Col tempo ho identificato come numero massimo, 3 proposte differenziate fra loro per concetti e forme. Questo consente di andare a concentrarsi sui dettagli fornendo delle proposte ben calibrate fra loro per poi scegliere il definitivo sui cui porre gli ultimi ritocchi.
Per la scelta, non sottovalutiamo anche feedback esterni, purché siano attendibili e non di parte “ogni scarrafone è bello a mamma sua”, quindi ben vengano pareri di amici, parenti, passanti, da non prendere però come ‘oro colato’ ma come dato statistico.
A conclusione di tutto, esiste una sola vera regola: Non sminuite mai il vostro lavoro, valorizzatelo in modo tale che qualsiasi vostro cliente comprenda la fatica e l’impegno che gli riservate.
TAGS:
immagine aziendale - logo - marchio