A Wembley si gioca Inghilterra-Italia, valevole per la qualificazione della Coppa del mondo, e il ragionier Ugo Fantozzi è rinchiuso con la famiglia nell’auditorium della megaditta per assistere alla Corazzata Potëmkin in cecoslovacco, con sottotitoli in tedesco. Con la radiolina all’orecchio, si sforza di ascoltare la telecronaca di Martellini mentre nella sala corrono “voci incontrollate pazzesche: si diceva che l’Italia stava vincendo per 20-0 e che aveva segnato anche Zoff di testa, su calcio d’angolo”. 45 anni dopo Il secondo tragico Fantozzi, l’Italia ha di nuovo giocato a Wembley contro l’Inghilterra (stavolta per davvero), conquistando gli Europei. Ed è stato impossibile non pensare con un sorriso – e anche un po’ di nostalgia – ai tempi in cui le partite si seguivano così, con la radiocronaca della Rai. Da allora la passione degli italiani nei confronti del pallone non è cambiata di una virgola, ma la fruizione dello sport sì. E il digitale si è conquistato un ruolo di primo piano.

Due italiani su tre guardano video sportivi abitualmente

Un’indagine condotta da Ipsos all’inizio del 2021 ci svela che due italiani su tre hanno l’abitudine di guardare video sportivi, seppure con modalità di fruizione dello sport molto eterogenee: mentre le generazioni più mature restano affezionate alla TV tradizionale, i giovani preferiscono di gran lunga le piattaforme online. Per un target trasversale (18-64 anni), YouTube è la prima scelta. Soprattutto perché non impone di seguire l’intera gara in diretta dall’inizio alla fine ma offre contenuti diversificati, come highlight e approfondimenti. La fruizione dello sport online ormai avviene soprattutto da smartphone, ma il 30% dei millennial (cioè dei nati tra il 1981 e il 1996) ha l’abitudine di darsi appuntamento con familiari e amici davanti allo schermo della propria smart tv.

partita di calcio allo stadioIl calcio continua a occupare un posto speciale nel cuore dei nostri connazionali: sebbene circa 700mila si siano disaffezionati a causa della pandemia e delle partite a porte chiuse, i tifosi di serie A sono comunque 24,6 milioni, un numero più che ragguardevole. Le generazioni più giovani, però, sono anche più curiose. E si appassionano a Formula 1, MotoGP, volley, basket, tennis e molti altri sport ingiustamente definiti “minori”.

Da Tutto il calcio minuto per minuto a Dazn

L’aspetto romantico, se vogliamo, sta proprio nell’enorme possibilità di scelta a disposizione. Perché i grandi classici esistono ancora e hanno un loro pubblico. Un esempio fra tutti? Tutto il calcio minuto per minuto, la storica trasmissione che va in onda su Rai Radio Uno dal lontano 1959 e si avvicina spedita alle tremila puntate. Quella che ha coniato virtuosismi lessicali come l’arbitro che “manda tutti a prendere un tè caldo” fischiando la fine del primo tempo, o i calci di rigore che sono sempre e solo “una lotteria”.

Fruizione dello sportFinché questo era l’unico metodo per seguire le partite, accettavamo di buon grado il rischio di perdere qualche azione decisiva perché l’autoradio perdeva il segnale in galleria. Ora che ci siamo abituati a contenuti di una qualità assoluta, però, non siamo più disposti a scendere a compromessi. Si spiega così la tempesta di polemiche che si abbatte puntualmente su Dazn. Inizialmente salutata come una rivoluzione per la sua formula a metà strada fra pay tv e piattaforma di streaming, l’emittente – che si è aggiudicata i diritti di tutte le partite di serie A fino al 2024 – continua a essere flagellata da problemi tecnici. Ed è stata contestata anche per i dati sugli ascolti, che appaiono gonfiati circa del 50% rispetto a quelli rilevati da Auditel. Considerato che i diritti tv sono la prima fonte di ricavi del club, superando i biglietti, il merchandising e gli sponsor, il tema è tutt’altro che marginale.

La fruizione dello sport si sposta sui social

Grazie al digitale, la fruizione dello sport è ovunque e in qualsiasi momento. Ed è veloce, accattivante, appassionante. Si spiega così la scelta di tecniche di ripresa sempre più cinematografiche. È il caso di Megalodon, molto in auge ultimamente, che accentua l’intensità della scena attraverso la bassa profondità di campo (cioè il contrasto tra la figura in primo piano e lo sfondo leggermente sfocato).

È anche una fruizione frammentata, in cui la tv perde il ruolo di protagonista incontrastata che ha ricoperto per decenni, lasciando sempre più spazio ai social network. Così gli atleti – volenti o nolenti – diventano influencer e ogni squadra è un vero e proprio media network, con risultati qualitativi talvolta eccelsi, soprattutto quando alle spalle ci sono budget importanti. Tra i reel della Juventus con Khaby Lame come protagonista, il sorriso scanzonato di Gimbo “half-shave” Tamberi e Bebe Vio su Instagram e le challenge su TikTok, è anche uno sport molto più vicino e, perché no, divertente.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Beatrice Vio (@bebe_vio)

Non solo atleti e procuratori: largo ai nuovi professionisti dello sport

Tutti questi ambienti digitali vanno popolati. E per farlo diventa indispensabile affidarsi a nuove figure professionali, qualificate e al passo con i tempi: digital strategist, content creator, copywriter, grafici, community manager. Figure che a loro volta vanno indirizzate verso una strategia chiara e univoca. Ecco quindi che, accanto a direttore generale, direttore sportivo e direttore tecnico, nel management dei club assume sempre più peso il direttore marketing. Cioè quella figura che, semplificando molto, ha la missione di avvicinare i tifosi alla squadra.

I social network sono anche terreno fertile per le sponsorizzazioni, perché permettono di trovare formule nuove e originali, andando ben oltre rispetto al banale logo sulla maglia. Ora che gli sportivi sono influencer a tutto tondo, disposti a mostrare squarci della loro vita che vanno ben oltre la performance in gara, i grandi marchi fanno a gara per assoldarli come testimonial. E il pubblico sembra apprezzare.

TAGS:
adv - canali social - digital - instagram - social media