Vita tormentata, segnata da numerose sfortune fisiche e sentimentali, un forte attivismo politico (si potrebbe dire d’altri tempi), una forte espressione artistica incarnata e incastonata nei propri ritratti che rendono Frida Kahlo indubbiamente la più famosa artista messicana ma, oggi più che mai, un’icona, quasi un “Brand”.

Per chi ha avuto modo di approfondire la natura delle sue opere pittoriche, non ha potuto fare a meno di imbattersi nella sua biografia che diventa immagine dietro ogni sua pennellata su tela.

Così diventa più semplice comprendere perché il soggetto principale dietro ogni suo quadro è l’artista stessa, una costante narrazione delle proprie turbolenze: dal grave incidente con le numerose operazione chirurgiche, la schiena bifida, gli aborti spontanei, il rapporto quasi masochistico con Diego Rivera tra amore/gelosia e odio, dal quale però prende anche forte interesse e attivismo per il panorama politico messicano, tanto da farsi cambiare la data di nascita per farla coincidere con quella della rivoluzione messicana (1910).

Per chi invece non ha avuto modo di interessarsi a questa figura artistica così forte, ha la fortuna oggi di vederne una mostra dedicata al Mudec “Frida Kahlo. Oltre il mito” fino al 3 giugno 2018.

Dal femminismo alla divulgazione Social

Del fenomeno Frida Kahlo vogliamo interrogarci non sotto l’aspetto artistico o biografico, ma prevalentemente dal punto di vista della propagazione del “marchio”, ovvero di come la sua immagine, le sue opere, quasi d’improvviso e inaspettatamente hanno subito una rinascita, una riscoperta sociale e comunicativa.

Così iniziano a comparire pezzi delle sue opere come trame per borsette, anelli e prodotti da bigiotteria, manifesto del merchandising che si maschera a volte dietro il desiderio di affermazione di ideali, così il femminismo si tramuta involontariamente in operazioni di marketing. Le manifestazioni delle donne americane all’ascesa di Trump alla Casa Bianca, hanno trovato terreno fertile nella propagazione delle immagini di Frida come moderna eroina, contro un sistema politico che non si rispecchia nell’emancipazione della donna di oggi.

Un femminismo moderno che si può riconoscere nei lineamenti dell’artista fiera di mostrare i propri “difetti” fisici ed emozionali, capace di affrontare mille difficoltà per affermarsi come donna. Artista che mise sé stessa in mostra, come oggi facciamo tutti con i social network!

A volte consapevolmente, altre volte meno, mettiamo in mostra il meglio e il peggio di noi, trasformando spesso i display dei vari dispositivi nelle tele dove raccontiamo le nostre turbolenze interiori, sotto forma di selfie, post, stories. Non si può ovviamente parlare di arte ma solo di espressione di sé, tramite un mezzo che permette a chiunque di ritagliarsi un proprio spazio di comunicazione, a volte anche non richiesto 🙂

I social network possono assumere a volte persino il ruolo di veicolo per la riscoperta dell’arte, anche se camuffata sotto forma di moda o marketing (e questo forse ne è il difetto), ma di certo un modo per raggiungere un numero maggiore di persone che si possono riconoscere nei lineamenti, in questo caso, di una donna forte e determinata, pur non avendola studiata prima in modo “tradizionale”.

Se volessimo trarne una conclusione, scomodando un altro artista che ha fatto dell’immagine popolare la sua più grande espressione, potremmo dire che Andy Warhol ha tramutato Icone del POP in Opere d’Arte, mentre i social network sono stati capaci di mutare Artisti e Opere d’Arte in Icone Pop e “Brand” stereotipati.

In entrambi i casi non muta la loro forza comunicativa, si trasforma solo il mezzo in cui le generazioni di oggi e di domani possono trarne ispirazione e a volte (si spera) insegnamento.

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