I profili fake sono una vera e propria piaga che si è diffusa sui social network. Milioni di utenti hanno avuto a che fare con queste presenze “tossiche”. I colossi web hanno promesso di contrastare questa tendenza schierando non solo algoritmi e intelligenza artificiale, ma anche controllori in carne ed ossa.
Ma perché vengono diffusi gli account fake? Cosa stanno facendo i più importanti social network per eliminarli?
Da tanti anni si parla di lotta ai profili falsi. Li abbiamo visti diffondere spam o per attuare improbabili strategie di marketing. Sono strumenti subdoli utilizzati per perpetrare truffe online ai danni di utenti non troppo familiari all’alfabetizzazione digitale. Oggi basta visitare una pagina qualsiasi per vedere all’opera dei “troll”, con i loro commenti provocatori, irritanti e fuori contesto.
Purtroppo con il dilagare del fenomeno abbiamo visto anche casi di molestie, minacce, offese: profili creati ad hoc per praticare stalking e cyberbullismo, grazie ad account falsi aperti esclusivamente per aggirare sospensioni, oscuramenti e perché no, la Polizia Postale. Come se non bastasse, è proprio in questo terreno oscuro legato all’anonimato che nascono e proliferano le fake news: è appurato che le bufale più clamorose vengono diffuse da questi profili.
Che soluzioni stanno adottando Facebook, Twitter e Instagram?
Da Facebook a Twitter, i grandi social network hanno dichiarato guerra ai fake, nella speranza di ripulire il web. Tuttavia il fenomeno ha assunto delle proporzioni davvero massicce. Dopo i clamorosi problemi legati alla sicurezza informatica e alla protezione dei dati, Mark Zuckerberg ha promesso di lavorare per migliorare la qualità dell’esperienza degli utenti all’interno delle sue piattaforme. Nell’ultimo anno il social di Menlo Park, grazie ai nuovi strumenti di verifica, ha annunciato l’eliminazione di oltre 1,5 miliardi di profili fake: numeri da capogiro, che rendono l’idea della problematica.
Su Facebook i profili fake rappresentano una grave minaccia data la natura interattiva del social in questione. Proprio perché gli Standard della Comunità (ovvero il sistema di segnalazioni interno al social network stesso, basato su report degli utenti e che include ban temporanei o permanenti) diventano più stringenti, la partecipazione a gruppi tematici omofobi, xenofobi, denigratori e violenti viene celata dietro la maschera di account posticci.
Su Twitter, invece, le ingerenze politiche legate ai profili fake sono entrate nei faldoni dell’indagine dell’FBI nota alle cronache come “Russiagate”. Sono stati presi in considerazione, per ora, oltre 3 milioni di tweet diffusi da fake tramite l’IRA, l’apparato d’intelligence che opera esclusivamente online con sede a San Pietroburgo. Oltre 16.000 di questi tweet sono stati cinguettati in italiano, da 143 profili fake specifici. Lascio alla fantasia del lettore l’opportunità di indovinare l’indirizzo politico di questi ultimi.
Migliaia di profili fake stanno spuntando all’improvviso anche su Instagram. Moda e abbigliamento sono l’ambito principale di questi impostori: decine di profili “contraffatti” riportano i nomi dei grandi marchi della moda. Il loro obiettivo è smerciare prodotti falsi, nella maggior parte dei casi promettendo coupon sconto o vendite limitate. Questa pratica, che potremmo tranquillamente definire truffa, va a braccetto con un’altra criticità di Instagram, ovvero i bot: acquistati da utenti reali per aumentare il numero dei propri like e followers. Si parla di oltre 25 milioni di profili su Instagram generati da questi software.
Nel 2019 in molte importanti aree del mondo, come India, Canada ed Europa, i cittadini saranno chiamati alle urne. Il peso dei social network finirà inevitabilmente per farsi sentire, e l’opinione pubblica si aspetta una presa di posizione forte da parte di Zuckerberg e soci.
Di certo gli strumenti per combattere la disinformazione stanno aumentando, ma questo non deve distogliere la nostra consapevolezza che il problema non sta nella tecnologia in sè, quanto nell’uso che siamo disposti a farne.
TAGS:
canali social - facebook - fake news - immagine aziendale - instagram - profili fake - social media - twitter