L’iter della riforma Europea del Copyright non accenna a fermarsi nonostante dubbi e polemiche. Dopo l’ok della commissione il testo della legge arriverà a Strasburgo entro la fine del mese. Il Parlamento Europeo è deciso ad approvare questa legge nonostante l’opposizione dei giganti del web come Google e di alcuni stati membri, tra cui anche l’Italia.
Proviamo ad analizzare il contenuto della riforma del Copyright che sta scatenando da mesi un dibattito sul web.
Direttiva Copyright: come si è detto alla massa di salvare il drago e uccidere il cavaliere
A luglio abbiamo assistito alle prime fasi di uno scontro tra un cavaliere e un drago, facendo fatica a individuare i protagonisti di questa favola. Da parte del Parlamento Europeo è guerra aperta ai giganti del web come Google, Facebook e YouTube. I contenuti online, qualora la riforma sul Copyright diventasse realtà, dovranno essere controllati uno per uno per remunerare editori, giornalisti e artisti come musicisti, registi, ecc. Gli articoli più citati e criticati, l’11 e il 13, rappresentano il cuore della riforma, salutata con entusiasmo dai grandi gruppi editoriali europei.
Che cos’è la Link Tax?
La Link Tax fa riferimento all’art.11 della Direttiva Europea sul Copyright. In sintesi il Parlamento Europeo prevede di introdurre una tassa che le piattaforme del web dovrebbero versare alle testate giornalistiche per l’utilizzo di una parte dei loro contenuti editoriali.
Per esempio Google, qualora la legge dovesse passare, dovrebbe pagare gli editori per gli snippet dei link alle notizie che appaiono nel motore di ricerca. Dobbiamo ricordarci che la Link Tax, per come era pensata in origine, sarebbe scattata anche in caso di presenza di contenuti ipertestuali (ad esempio un link a un articolo). Dopo le numerose proteste, questo aspetto è stato cancellato dal disegno di legge.
Logicamente i grandi editori, in crisi con la carta stampata, fanno il tifo per questa riforma: per loro si allargherebbero le possibilità di guadagni online. La Direttiva sul Copyright si pone l’obiettivo di porre fine alle controversie che da anni vedono contrapporsi gli editori, che si sentono vittime dello sfruttamento gratuito dei loro contenuti (pagine Google e Newsfeed Facebook) e i colossi del web, che invece sostengono di portare traffico ai loro siti, fornendo già un servizio fondamentale.
Riconoscere un compenso per ogni contenuto citato?
Una soluzione che richiederà applicazioni diversificate tra motori di ricerca, aggregatori e Social Network: in quest’ultimo caso non è corretto parlare di snippet, ma di anteprime. Il testo della riforma sul Copyright, nonostante alcune correzioni e l’emendazione di interi articoli, rimane apparentemente lacunoso e ambiguo, in particolare se pensiamo a quanto sarà difficile garantirne l’attuazione.
Articolo 13: filtro o censura?
L’articolo 13 prevede che i fornitori di servizi online si accordino con i detentori di diritti d’autore per munirsi di una licenza che gli permetta di ospitare contenuti protetti. L’articolo è molto controverso: in pratica alle piattaforme web si chiede di controllare ogni contenuto caricato dagli utenti per garantire la tutela del diritto d’autore, attraverso un sistema automatizzato di controllo simile al content Id di Youtube. Per qualcuno questa misura porterà inevitabilmente a influire sulla libera circolazione dei contenuti.
I critici puntano il dito sul fatto che non si possono obbligare i fornitori dei servizi ad assumersi la responsabilità dei contenuti degli utenti; inoltre la mole inimmaginabile di contenuti che vengono caricati quotidianamente sul web indurrà le piattaforme a praticare un filtro a monte, al fine di evitare controversie con i detentori dei diritti.
Lo scenario peggiore? Un domani gli utenti potrebbero essere costretti a pagare per contenuti web che, solitamente, sono gratuiti.
Un lato positivo? La riforma, dopo le modifiche invernali, ha eliminato i contenuti satirici come gif e meme, che potranno continuare ad essere condivisi senza violare il diritto d’autore.
La riforma sul Copyright potrebbe cambiare radicalmente le modalità di fruizione del web, ma al momento è impossibile dire se in meglio o in peggio. Tuttavia, ancora nulla è deciso in via definitiva: diversi stati membri, tra cui l’Italia, sono pronti a negare il voto. Inoltre a Maggio le elezioni cambieranno volto al Parlamento Europeo, difficile dire se questa legge diventerà realtà.
Approfondimenti:
- Testo ufficiale della direttiva del Parlamento Europeo
- Copyright, perché per Wikipedia la nuova direttiva Ue soffocherà l’open web
- Lettera di Tim Berners-Lee al presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani sulla minaccia alle basi della libertà di Internet
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