Sei dipendente o autonomo? Molto probabilmente prima o poi ti è stata rivolta una domanda simile perché, per decenni, è stata questa la grande suddivisione nel mondo del lavoro. Da un lato, dunque, chi ha un impiego in azienda e un responsabile diretto a cui fare riferimento; dall’altro lato, imprenditori e liberi professionisti che sono gli unici artefici del proprio successo (o insuccesso). Oggi questa classificazione è ancora valida, ma principalmente a livello contrattuale. Basta fare un giro negli uffici per rendersi conto di quanto i metodi, le responsabilità e i processi siano cambiati. I più apprezzati, quelli che fanno strada, sono i professionisti che seguono un approccio che potremmo definire self management.
Cosa significa self management
Nell’ambito professionale, il self management è la capacità di lavorare in modo autonomo. Questo non significa fare tutto da soli, anzi! Proprio in un contesto di team, a integrarsi meglio è una persona che è consapevole dei propri obiettivi, mantiene il focus, sa adattare i comportamenti alle circostanze e gestire le proprie emozioni. Perché invece di rimanere perennemente alla ricerca di conferme e istruzioni dai colleghi, fa la sua parte con puntualità e competenza. Collaborando in modo costruttivo per raggiungere il risultato prefissato.
6 competenze per il self management
Prendendo spunto da questo interessante articolo, ripercorriamo rapidamente le 6 competenze più preziose per il self management.
Gestire il tempo
Attenzione: gestire correttamente il tempo non significa fare le cose di corsa, anzi! Per riuscirci devi innanzitutto avere ben chiari i tuoi compiti, definendo a monte una gerarchia di priorità sulla base di quanto siano urgenti e importanti. Ricordi la differenza tra questi due aggettivi? Una mansione urgente richiede attenzione immediata e spesso serve per raggiungere gli obiettivi di qualcun altro: per noi di DigitalHive, per esempio, un sito di un nostro cliente in down è un’urgenza. Un’attività importante, invece, è quella che ti aiuta a raggiungere i tuoi obiettivi: la formazione, il business development, il marketing. Per ciascuno di questi compiti, poi, è utile fissare obiettivi puntuali, specifici e realistici: “lavorare alla presentazione” non è un obiettivo, “consegnare la presentazione entro giovedì alle 18” sì.
Ci sono innumerevoli strumenti che possono aiutare a gestire la propria agenda, come Notion, Asana, Trello, ClickUp o JetBrains. Non ne esiste che sia in assoluto “il migliore” rispetto agli altri: l’importante è che alla base ci sia la determinazione a organizzare il tempo in modo razionale. Il che significa anche concederti le giuste pause ed evitare che il lavoro finisca per cannibalizzare lo spazio della vita privata.
Definire gli obiettivi sulla base delle priorità
Dedichiamo qualche riga in più a questo aspetto, perché nelle imprese si fa un gran parlare di obiettivi, ma non è così scontato passare dai powerpoint alla realtà. E visto che in un’ottica di self management il responsabile degli obiettivi sei soprattutto tu, è bene non ricadere negli errori che fanno in tanti. Un obiettivo è davvero tale se è SMART: specifico, misurabile, raggiungibile, rilevante e basato sul tempo (l’acronimo viene dall’inglese: specific, measurable, achievable, realistic, time-bound).
Prendere decisioni
Nel mondo del lavoro di oggi, non è pensabile stare fermo ad aspettare di ricevere direttive. Men che meno se ti riconosci nel self management. La prospettiva di prendere decisioni può istintivamente spaventarti, perché comporta sempre un certo rischio di sbagliare, ma – ancora una volta – è tutta questione di metodo. Prima raccogli tutti i dati e le informazioni che possono tornare utili; poi prospetti diversi scenari, valutando le possibili evoluzioni di ciascuno di essi; infine, quando ne senti il bisogno, chiedi consiglio a una persona esperta di cui ti fidi.
Risolvere i problemi
Il problem solving è forse una delle soft skills più citate (anche un po’ sproposito) nei curriculum vitae, ma ti sei mai chiesto come si può sviluppare? Non è così banale, perché è un mix di pensiero critico, creatività e decision making, il tutto coadiuvato dalle tecnologie. Insomma, ci vuole metodo, ma anche tanta esperienza. E per maturarla è bene fare scorta di pazienza, perché può rivelarsi frustrante risolvere questioni intricate, schivare ostacoli imprevisti e riconfigurare i piani in corsa.
Regolare le emozioni
Se qualcuno ti ha detto che il lavoro è razionalità e le emozioni bisogna lasciarle nella vita privata, ecco, quel qualcuno sbagliava. Le emozioni sono sempre con te, qualsiasi cosa tu faccia. Sforzarti di metterle a tacere è solo controproducente perché da qualche parte, prima o poi, esploderanno; e lo faranno in modo incontrollabile. Molto più saggio è sforzarsi di riconoscere i “trigger” (cioè i “grilletti” che fanno scattare in te forti reazioni), provare a disinnescarli in anticipo o, se non è possibile, prenderti una pausa per far decantare l’emotività.
Avviare e monitorare le attività
Ammettilo, quante volte ti sei detto frasi come “alla contabilità di penserò domani”, oppure “se fisso quella call la settimana prossima non cambia niente”? Certo, non si può fare tutto subito, ma è vero anche che tutti i compiti, anche i più noiosi, prima o poi bisogna affrontarli. Se ti riconosci nel self management, non puoi semplicemente sperare che ricadano su qualcun altro. Un valido escamotage è quello di creare una routine nelle tue giornate, bloccando in agenda degli slot a orari fissi in cui occuparti di determinate mansioni, soprattutto quelle che tendi a rimandare.
Una volta rotto il ghiaccio, diventa tutto più facile. Ma ricordati sempre di monitorare l’andamento delle attività passo dopo passo, verificando se procedono per il verso giusto e scovando subito eventuali intoppi e ritardi. Questo è importante soprattutto per quelle mansioni che affidi a terze persone e che quindi non dipendono esclusivamente da te.
Sviluppare spirito di adattamento
Esce un software di intelligenza artificiale che promette di fare il tuo stesso lavoro? Uno storico fornitore chiude i battenti? Parliamoci chiaro: le novità possono essere elettrizzanti, ma sono prima di tutto destabilizzanti. Lo spirito di adattamento è quello che ti aiuta a gestirle al meglio, senza crisi né salti nel vuoto. E no, non è soltanto una dote innata. La puoi sviluppare mantenendo gli occhi aperti sul mondo attraverso libri, articoli, podcast ed eventi, per captare le novità prima che ti travolgano. E poi, sforzandoti di uscire ogni tanto dalla tua confort zone.
TAGS:
howto - monitoraggio - trend