Cos’hanno in comune Google, Microsoft, Meta, OpenAI, Appla, Nvidia, Oracle, Salesforce? Costituiscono l’architettura di base della presenza digitale di persone e aziende e sono tutte statunitensi. Certo, negli ultimi anni abbiamo assistito all’ascesa di sorprendenti outsider, come ByteDance (la società a cui fa capo TikTok) e DeepSeek, l’alternativa low cost a ChatGPT. Cinesi, come anche Tencent e Huawei. Finora la grande assente è stata l’Europa. Ora, però, il Vecchio Continente promette di recuperare questo ritardo, imparando a camminare sulle proprie gambe anche nell’ambito delle tecnologie digitali.
Made in Europe: così l’Unione europea ridà slancio alle sue imprese
C’è uno slogan che risuona sempre più spesso: è Made in Europe. Si chiama così l’ampia partnership strategica che vuole accompagnare il comparto manifatturiero europeo nelle sfide che caratterizzano la nostra epoca: l’adozione dell’intelligenza artificiale, il corretto utilizzo dei dati, la transizione verso l’economia circolare, l’evoluzione verso un modello agile e resiliente, la sostenibilità ambientale. Come fare? Riunendo attorno allo stesso tavolo le industrie innanzitutto, ma anche pubbliche amministrazioni, università e organizzazioni non governative. Perché da soli è impossibile tenere il passo con i giganteschi capitali cinesi o statunitensi. Ma le cose cambiano se si mettono a fattor comune le competenze.
Proprio sulla competitività la seconda Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen ha deciso di incentrare la propria linea politica. Con l’assist di Mario Draghi che, nelle centinaia di pagine del suo rapporto, mette implacabilmente nero su bianco come finora l’Europa sia stata più lenta rispetto a Cina e Stati Uniti in termini di produttività e innovazione. Ma una via d’uscita esiste, assicurano le istituzioni europee. Lanciando una bussola per la competitività che punta – tra le altre cose – su gigafactory di IA, strategie per l’intelligenza artificiale applicata, biotecnologie, robotica, strategie ad hoc per startup e scaleup. Anche a costo di sforbiciare normative e oneri burocratici.
Dal cloud alle traduzioni, le Big Tech europee da tenere d’occhio
A voler cercare bene, queste eccellenze già le abbiamo in casa. Il punto è farle crescere. Ci sta decisamente riuscendo SAP, software house tedesca che fornisce l’omonimo gestionale a grandi, medie e piccole imprese in tutto il mondo. A marzo 2025, infatti, la sua capitalizzazione di mercato (cioè la somma del valore di tutti i titoli in circolo in Borsa) ha raggiunto i 289 miliardi di euro. Superando così Novo Nordisk, la casa farmaceutica danese divenuta celebre per l’Ozempic. A prima vista può sembrare una notizia da nerd della finanza ma, in realtà, è un segnale notevole. Perché significa che l’azienda più capitalizzata d’Europa non produce beni fisici, ma è una Big Tech.
E ce ne sono tante altre, come ricorda un interessante articolo uscito da poco su Wired. Magari sono meno note delle loro omologhe a stelle e strisce, ma ciò non significa che siano meno valide. Portali come Go European o European Alternatives fungono da motori di ricerca: basta scegliere una categoria o nominare un brand ed ecco una lista di imprese che fanno lo stesso, ma in Europa. Chi è alla ricerca di servizi cloud, per esempio, può affidarsi alla francese OVHcloud; per le traduzioni sono in molti a preferire la tedesca DeepL a Google Translate; una presenza fissa nelle classifiche delle migliori VPN è la lituana NordVPN.
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