L’intelligenza artificiale è “la” tecnologia che sta cambiando il nostro mondo. Ci sono ambiti in cui già tocchiamo con mano il suo impatto dirompente (a chi non è mai capitato di far scrivere una mail a ChatGPT?) e altri che vedremo evolversi nel medio periodo; pensiamo per esempio a tutte quelle figure professionali che, di fatto, smetteranno di esistere per come le abbiamo sempre conosciute.
Insomma: che ci piaccia o no, l’intelligenza artificiale è qui per restare. Questo, però, pone anche delle questioni etiche sulle quali non possiamo chiudere gli occhi. Il grande tema è quello della governance. Le piattaforme a un primo sguardo ci sembrano democratiche, perché le possiamo usare come preferiamo, ma nei fatti sono nelle mani di un pugno di grandi aziende che – a loro volta – hanno sede in pochi Paesi industrializzati. Noi non conosciamo i loro algoritmi, non sappiamo come formino la propria visione della realtà (che è segnata da bias e pregiudizi), ma comunque affidiamo loro compiti delicatissimi legati per esempio alla sorveglianza, alla difesa, agli investimenti finanziari.
Come fare in modo che l’intelligenza artificiale sia anche etica? Le Nazioni Unite, dopo mesi di studi e di consultazioni con vari interlocutori, hanno pubblicato un report che mette nero su bianco sette raccomandazioni. Vediamole una per una.
1. Comitato scientifico internazionale per l’intelligenza artificiale
Serve un comitato scientifico indipendente per l’intelligenza artificiale. Un comitato formato da esperti che provengono da più Paesi e mettono a disposizione le proprie competenze multidisciplinari in forma volontaria. Questo team di super-esperti avrebbe il compito di stilare un report annuale su potenzialità, opportunità, rischi e incertezze legati all’AI e, in aggiunta, produrre altri studi su istanze più specifiche.
2. Dialogo tra i governi sulla gestione dell’AI
Le Nazioni Unite si candidano anche a ospitare due volte all’anno, a margine degli altri appuntamenti ufficiali, gli incontri sulla governance dell’intelligenza artificiale tra i governi e gli altri stakeholder. Sarebbero occasioni in cui – tra le altre cose – condividere buone pratiche e storie di successo, ma anche raccontare gli episodi che hanno messo in difficoltà le istituzioni e trarne degli insegnamenti.
3. Scambio di standard sull’intelligenza artificiale
Un tema chiave quando si parla di nuove tecnologie è l’interoperabilità. Può sembrare un parolone che è complicato pure pronunciare, ma è qualcosa con cui abbiamo a che fare tutti i giorni: due o più tecnologie sono interoperabili se si “parlano”, ed è un requisito fondamentale per far funzionare sistemi complessi, ottimizzare i costi e spronare l’innovazione. Per questo, l’Onu raccomanda di istituire uno scambio di standard legati all’intelligenza artificiale.
4. Rete globale per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale
L’intelligenza artificiale è etica se tutti possono contribuire al suo sviluppo. Perché, se questo resta in mano solamente a poche grandi potenze industriali, rispecchierà la loro visione del mondo, le loro priorità, le loro esigenze e lascerà in secondo piano tutto il resto. Per questo, le Nazioni Unite spingono per la creazione di una rete globale dedita allo sviluppo dell’intelligenza artificiale.
5. Fondo globale per colmare l’IA divide
La logica evoluzione del digitale divide è l’IA divide, cioè la disparità di accesso agli strumenti dell’intelligenza artificiale. Come colmarla? Attraverso l’istituzione di un fondo che riceva contributi da fonti pubbliche e private e li redistribuisca, per esempio, per addestrare i modelli anche laddove mancano i mezzi per farlo, oppure per garantire la sicurezza e l’interoperabilità delle soluzioni o, ancora, per fare ricerca sul contributo dell’IA allo sviluppo sostenibile.
7. Quadro globale per la sicurezza dei dati
Abbiamo sentito ripetere in tutte le lingue che i dati sono il nuovo petrolio e lo sono ancor più adesso, perché i modelli di IA si nutrono di gigantesche quantità di dati. Non possiamo dunque permettere che la sicurezza dei dati sia lasciata alle iniziative individuali di aziende o Stati. Servono princìpi internazionali, standard comuni per assicurarsi che l’uso di questi dati segua princìpi fondamentali di trasparenza e correttezza.
7. Dipartimento dell’Onu per l’intelligenza artificiale
È necessario un nuovo dipartimento dell’Onu per l’intelligenza artificiale, ed è necessario che riferisca direttamente al segretario generale dell’Onu. Il rapporto lo immagina un po’ come un punto d’incontro tra tutte le altre raccomandazioni e le istituzioni chiamate a comprenderle, farle proprie e tradurle in pratica.
Messi nero su bianco, questi princìpi suonano saldi e sensati. Riusciranno le Nazioni Unite a farli rispettare? E soprattutto, quanto tempo ci vorrà? La grande sfida per le istituzioni sta nel fatto che la tecnologia corre più veloce delle leggi: se non si agisce abbastanza in fretta, c’è il serio rischio che queste indicazioni entrino in vigore troppo tardi, quando saranno già state superate dai fatti. Teniamo d’occhio gli avanzamenti, dunque. Ricordando che le piattaforme che usiamo tutti i giorni sono tutt’altro che “neutre”, perché hanno un impatto sulla realtà.
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