Il sito web della tua azienda è accessibile, cioè fruibile a tutti, comprese le persone anziane, disabili o con difficoltà alla vista? Se è la prima volta che ti poni questa domanda, questo articolo fa per te. Perché, con l’Accessibility Act, l’accessibilità diventerà un requisito essenziale per i prodotti e i servizi nell’Unione europea, compresi quelli digitali. La scadenza da tenere in mente è il 28 giugno 2025.
Cosa prevede l’Accessibility Act
L’Accessibility Act, o “atto europeo sull’accessibilità”, fa parte della più ampia Strategia per i diritti delle persone con disabilità adottata dalla Commissione europea per il decennio 2021-2030. Come si intuisce dal nome, è un pacchetto che agisce su vari fronti per far sì che le persone disabili possano partecipare pienamente alla vita della società, senza barriere. Nello specifico, l’Accessibility Act è una direttiva: ciò significa che mette nero su bianco alcuni obiettivi comuni e sono gli Stati membri a doverli poi tradurre in leggi valide a livello nazionale.
Questa direttiva vuole rendere uniformi su tutto il territorio dell’Unione europea i requisiti di accessibilità per quei prodotti e servizi ritenuti prioritari, cioè:
- computer e sistemi operativi;
- bancomat, biglietterie automatiche e check-in;
- smartphone;
- apparecchiature TV relative ai servizi di televisione digitale;
- servizi di telefonia e relative apparecchiature;
- accesso a servizi di media audiovisivi come trasmissioni televisive e relative apparecchiature di consumo;
- servizi relativi al trasporto passeggeri aereo, autobus, ferroviario e per vie navigabili;
- servizi bancari;
- e-book;
- commercio elettronico.
The European Accessibility Act will make many everyday products and services accessible to people living with disabilities across the EU 🇪🇺.
Watch the video 🎦 to find out more ↓ pic.twitter.com/ES8SRXp3kA
— European Parliament (@Europarl_EN) March 5, 2019
Il precedente della pubblica amministrazione
Questa direttiva armonizza le regole su tutto il territorio dell’Unione, con vantaggi tangibili per gli utenti ma – a pensarci bene – anche per le imprese, perché permette loro di far circolare più facilmente prodotti e servizi nel mercato unico. Siamo dunque di fronte a una grande novità. A dire il vero, però, in Italia c’è già un precedente: è la cosiddetta legge Stanca (legge 4/2004) e si applica solo ai siti web e ai contenuti digitali delle pubbliche amministrazioni e delle grandi aziende private con un fatturato annuo che supera i 500 milioni di euro.
Esiste anche un soggetto ad hoc, chiamato Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), che funge da punto di riferimento emanando le linee guida e monitorando periodicamente un campione di app e siti web. Gli enti pubblici e le grandi imprese, oltre ad applicare i requisiti richiesti, devono anche compilare una dichiarazione di accessibilità e permettere gli utenti di segnalare eventuali problemi, attraverso un meccanismo di feedback.
📢 Nell’ambito della misura PNRR 1.4.2 “Citizen Inclusion”, proseguono il monitoraggio dei servizi pubblici digitali e le attività di formazione per migliorare qualità e usabilità dei servizi.
Consulta tutti i dati👉https://t.co/CzHchM2wRq#accessibilita #digitale #PNRR pic.twitter.com/F8ycbzvACv
— AGID (@AgidGov) October 29, 2024
Quando un sito web può essere definito “accessibile”
Veniamo dunque all’argomento che ci interessa di più, cioè l’accessibilità dei siti web. Per rispettare l’Accessibility Act bisogna conformarsi alle linee guida del WCAG 2.0 (Web Content Accessibility Guidelines), attualmente disponibili nella versione 2.2. Le WCAG si imperniano su quattro principi principali:
- perceivable: il contenuto web deve poter essere percepito dall’utente indipendentemente dalla sua disabilità;
- operable: l’utente deve poter operare attraverso touchscreen, mouse o tastiera;
- understandable: il contenuto dev’essere chiaro, semplice e comprensibile;
- robust: il contenuto deve funzionare su varie tecnologie.
Questi concetti generali si traducono nella pratica attraverso una lunga e complessa serie di requisiti. Sarebbe troppo lungo elencarli tutti, quindi ci limitiamo a fare qualche esempio:
fornire alternative testuali per i file media, i CAPTCHA, i test e altri contenuti non testuali;
pubblicare sottotitoli o audiodescrizioni per i video
far sì che i contenuti possano essere visualizzati correttamente con il dispositivo orientato sia in verticale, sia in orizzontale
dare la possibilità di ridimensionare il testo mantenendolo nitido e comprensibile
impostare un contrasto adeguato
lasciare agli utenti un tempo sufficiente per leggere i contenuti
offrire delle alternative al trascinamento degli elementi e al puntatore
assicurarsi che il linguaggio sia comprensibile, il che significa per esempio spiegare gli acronimi e identificare le espressioni gergali
utilizzare intestazioni ed etichette
Quando entra in vigore l’Accessibility Act e per chi
La data da segnare sul calendario per l’entrata in vigore dell’Accessibility Act, come abbiamo già anticipato, è il 28 giugno 2025. Ma con alcune eccezioni. Innanzitutto, non è retroattivo: o meglio, se un sito o una app per smartphone sono stati pubblicati prima di questa data e da allora non sono (né saranno) più aggiornati, sono considerati come “archivi” e dunque esonerati. Per tutti gli altri siti, app o piattaforme, invece, ci sono due opzioni: o introdurre fin dall’inizio le impostazioni corrette, oppure creare una versione alternativa che sia accessibile.
Il decreto di recepimento della direttiva introduce un’altra deroga che, in un tessuto imprenditoriale come quello italiano, ha un peso non indifferente. Le microimprese che forniscono servizi sono esonerate: stiamo parlando delle aziende che hanno meno di dieci dipendenti e un fatturato annuo o un totale di bilancio annuo inferiore ai 2 milioni di euro. Sono previste alcune linee guida per accompagnarle, ma senza obblighi veri e propri.
La situazione è più sfumata per le piccole e medie imprese, cioè quelle che sono più grandi delle microimprese ma hanno meno di 250 addetti e un fatturato annuo inferiore ai 50 milioni di euro, o un totale di bilancio annuo che non arriva ai 43 milioni. Nel loro caso, infatti, è prevista una clausola di salvaguardia: sono tenute a conformarsi ai nuovi requisiti, ma solo se non comportano “una modifica fondamentale del prodotto oppure un onere sproporzionato”. Va da sé che questo onere sproporzionato va dimostrato.
La tua impresa ricade in queste categorie? Il tuo sito web è già perfettamente in linea con le nuove regole, oppure l’accessibilità è ancora un mondo sconosciuto? Se vuoi saperne di più, contattaci!
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